Una passeggiata che rappresenta una linea temporale attraverso cui non solo raccontare e capire le intenzioni e gli obiettivi del Regime, ma anche comprendere quali modifiche architettoniche e sociali gli sventramenti abbiano rappresentato per la città contemporanea.

Gli sventramenti non sono un'invenzione fascista. L'idea di risanare la città attraverso le demolizioni delle parti asfittiche e non igieniche del centro antico è uno strumento utilizzato dal Regno d'Italia a partire dalle epidemie di colera di fine Ottocento a Napoli. Matilde Serao, che in quell'occasione raccontò i patimenti della città partenopea, titolò il suo racconto proprio Il ventre di Napoli, indicando come il termine sventramento, rubato alla chirurgia, fosse un modo efficace per raccontare gli interventi risanatori dell'igienismo ottocentesco. Anche Roma iniziò a essere risanata dopo l'Unità d'Italia con l’arrivo dei Piemontesi. Ma con il fascismo gli sventramenti assunsero il significato di un intervento più politico che urbanistico, mirante a costruire quell'immagine della Roma Capitale fascista memoria dell'Impero Romano.